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Soverato Vecchia

Ultima modifica 20 aprile 2022

Il sito di Soverato Vecchio si erge su una collina alta m. 95 s l. m a circa 1300 metri dalla linea di costa, accerchiato su tre lati dal torrente Beltrame. Soverato presenta le caratteristiche del borgo fortificato circondato da mura intervallate da torri. La sua fondazione si può far risalire molto probabilmente al X secolo, quando i Bizantini riconquistano l'Italia meridionale occupata dai Longobardi e dagli Arabi. Infatti, Soverato sembra inserirsi in un programma di controllo e di difesa del territorio così come avvenuto per esempio per la vicina Scolacium città greco-romana sorta sulla costa e che inseguito troverà una collocazione su un'area più facilmente difendibile, come testimoniano gli scavi relativi all'area di Santa Maria del Mare. Si può rilevare per questo borgo una caratteristica degli insediamenti fortificati del X secolo sorti in aree vicine alla costa su piccoli promontori degradanti verso la vallata, mentre in epoca normanna i castra saranno costruiti in zone più interne come nel caso del già citato esempio di Squillace, sorto inseguito alla costruzione del dojon. Le prime notizie riguardo al sito di Soverato sono contenute nel Brevion, un importante documento per la ricostruzione della storia della Calabria bizantina che inquadra la situazione dei possedimenti ecclesiastici già alla fine del X secolo. Sono, inoltre, citati dei fondi coltivati a gelso situati nel territorio di Souberaton, appartenenti al monastero d'Arsaphia presso Stilo. Altre importanti notizie sono contenute negli atti dei Papi Clemente V e Giovanni XXII dove Soverato è definito castrum e in un documento del 1328 sono menzionati sia la chiesa di Santa Caterina sia le confraternite di San Giovanni e del Santissimo Sacramento. Soverato rientra nel giro d'ispezione d'Alfonso duca di Calabria che, nel 1489 insieme all'architetto Antonio Fiorentino, allievo di Francesco Di Giorgio, Martini intraprende un viaggio per valutare lo stato di conservazione delle strutture fortificate. Il 1783 è l'anno del definitivo abbandono del sito in seguito al fortissimo terremoto che colpisce molte aree della Calabria. I sopralluoghi condotti dall'equipe di tecnici sopraggiunti da Napoli dopo il sisma stabilirono la ricostruzione di Soverato in un'area più sicura attraverso un piano urbanistico che si discostò dagli schemi d'altre città ricostruite dopo il terremoto. Infatti, Soverato presenta un impianto urbano legato ancora a schemi medievali rispetto ad altri centri come Borgia, per limitarsi ad un solo esempio, ricostruita a maglia ortogonale. Dal punto di vista urbanistico- topografico, l'antico borgo si sviluppa in senso ovest- est sulla sommità di una collina naturalmente difesa su tre lati, nord, est e sud, mentre il quarto quell'occidentale si collega con una sella al gruppo collinare retrostante. La collina è costeggiata dal torrente Beltrame, che la isola e la protegge, nei versanti meridionale ed orientale. Nonostante il cattivo stato di conservazione è possibile leggere il tessuto abitativo almeno per quanto riguarda la fase settecentesca prima dell'abbandono. L' impianto urbano è quello tipico medievale, attraversato da stretti vicoli dove si alternano piccoli edifici a schiera e case –torri. La viabilità è, infatti, legata al sistema di difesa predisposto ad impedire infiltrazioni durante gli attacchi. Pochi sono gli spazi aperti e allo stato attuale è visibile un'unica piazza localizzata sul versante sud-est dell'abitato, riconducibile probabilmente ad una ricostruzione post medievale del borgo. Caratteristica di tutte l'abitazioni è la presenza di rinforzi murari (barbacani) visibili anche nella chiesa Matrice e nelle torri della cinta muraria. Dal nucleo urbano emergono edifici di un certo pregio architettonico e volumetrico, da identificarsi probabilmente con le dimore gentilizie.

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